Se fossi in una giuria non
avrei dubbi: primo premio per IL
PREZEPE di Pasqualino Russo, Praia a
Mare (Cosenza). Motivazioni? Emozionante, strano, originale, umile e caleidoscopico
allo stesso tempo; meraviglioso, drammatico
e ironico, immaginifico e tremendamente reale.
Un Presepe che dovrebbe
essere visitato dalle scolaresche per il suo alto valore pedagogico, custodito
gelosamente nel Museo della Città, e classificato come ricchissima opera di “ARTE
POVERA”.
Partiamo dal Presepe
originale, posto alla base della vetrina del locale, a cui è stato dato il nome
“SPERANZA”; rappresenta una visione
ottimistica del futuro; in cui ogni cosa è al suo posto, la “famiglia” è
ricostruita nella sua integrità, e i figuranti hanno il ruolo attivo che
compete loro.
Dietro questa scena rassicurante e classica s’intravede, all’interno
del piccolo locale, un allestimento su cui campeggia la scritta IL PREZEPE, che
attira il passante per una zeta fuori posto. Per quella zeta anomala ho
deciso di entrare a visitarlo. Non ho davvero parole sufficienti ad esprimere l’emozione
di quella scoperta…tanti piccoli frammenti di tragedia che purtroppo l’Italia
sta vivendo nel pre-sente, costruiti con pazienza certosina con umile
cartapesta.
Entrando dobbiamo
necessariamente calpestare un tappetino con delle monete: IL VILE DENARO che
tutto ha distrutto nel Mondo va calpestato se si vuole riscoprire il valore
vero della vita.
Vediamo subito la Grotta Santa nella via del Miracolo in cui c’è
solo il Bambinello abbandonato: la famiglia è distrutta, evaporata, sparita
insieme a tutta l’altra gente.. nella più completa “dissipatio humani generis”.
I musicanti non ci sono, gli strumenti
sono abbandonati su un carretto perché “LA MUSICA E’ FINITA”!
Ai tre cammelli, senza i loro Re Magi, se n’è
aggiunto un quarto; sono accovacciati nell’area chiamata LA CORRUZIONE; nel
caos di improbabili regalie è ben visibile una mitra vescovile, richiamo agli
scandali che stanno affliggendo da tempo la Chiesa.
Negozi chiusi per fallimento, per vendita, per
cessione attività, per sequestro o in attesa di essere affittati. Un banco ortofrutticolo
invita a comprare, altrimenti tutto va
in malora e marcisce. C’è anche la pizzeria chiusa “per lutto”, quale triste
richiamo al pizzaiolo che si suicidò perché angariato dalla finanza per una
multa di 2000 euro causata dalla
presenza della moglie nel locale.
Non manca il popolo italiano simboleggiato da
un gregge di pecore in Piazza Italia, intento a brucare insieme alle mucche poco più in là, in VIA della MUCCA
PAZZA. Più oltre ci sono le galline in VIA
DELL’AVIARIA.
In mezzo a tutto l'ambaradan c’è VIA DEL MALATO in cui circola un asinello che
tira a fatica una barella, naturalmente vuota.
Non può certo mancare il
richiamo alla disoccupazione ed ecco un’ impastatrice abbandonata con altri
attrezzi in via del LAVORO PERSO; né
quello all’immigrazione e alla solidarietà: infatti ecco una casa d’accoglienza,
vuota, in VIA PROFUGHI che entra a tutti gli effetti, da protagonista, nel Presepe-Italia.
E gli
italiani dove sono? Davvero non ce n’è nemmeno uno nella rappresentazione? No,
nemmeno uno! Sono tutti fuori, dando le spalle alla realtà: chi dorme, chi
parlotta, chi è distratto..ma nessuno guarda il PREZEPIO. Se ne stanno sul
bordo senza neppure essere spettatori consapevoli. SONO GLI INDIFFERENTI
che nemmeno si rendono conto che poco
più in là c’è una porta sempre aperta
in VIA DELLA LIVELLA.
All’autore, che ha avuto anche l’accortezza di
prevedere una bottiglia in cui inserire
eventuali messaggi di dissenso sulla sua iniziativa, vanno i miei più sinceri
complimenti e un “grazie” di cuore, per aver emozionato inaspettatamente una
giornata tutto sommato banale come tante altre.
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