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giovedì 27 settembre 2012

LO STRANO CASO SALLUSTI-DREYFUS

... si, ma diciamola tutta!
di Agnesina Pozzi

Accade in Italia che un giornalista, sotto lo  pseudonimo di "Dreyfus" (..che poi quasi tutti avevano capito essere Renato Farina), scrive a proposito di una ragazzina di 13 anni la quale, rimasta incinta, rifiuta di abortire  e che i genitori, rivoltisi al Giudice per i Minori competente, riescono ad ottenere per lei l'aborto forzato.  Bene, altro che "pena di morte" ci vorrebbe per una simile azione (come Dreyfus indignato scrisse..) fatta da un Giudice che i Minori dovrebbe invece tutelarli!!! 




Piccolo problema: la ragazzina VOLEVA abortire, uno dei genitori la sosteneva e l'altro no. NON C'E' STATO ALCUN ABORTO d'ufficio!


Logico che, se io fossi stata il Giudice chiamato in causa, dopo essermi sentito appellare da criminale e passibile di pena di morte avrei  non solo denunciato Dreyfus per diffamazione  aggravata, essendo minacciato il pieno senso del mio ruolo  ed essendo stato sovvertito il senso delle mie azioni a tutela della minore, ma forse anche mi sarei recata personalmente in redazione a lanciare uno sputacchio nell'occhio di tale giornalista, con tanto di bavaglino, alla Totò.

Certamente, per come la questione è stata "servita" dalla stampa, sembra che la sentenza della Corte Suprema sia, seppur consona alle leggi vigenti, un atto liberticida. 


Ma diciamola tutta: così non è.

Invece si rivela, in questo caso come in altri, e in tutta la sua pienezza, la TRAGEDIA  del giornalismo italiano che NON CONTROLLA LE FONTI, che non ASCOLTA  LE PARTI IN CAUSA,  e che ha il maledetto vizio del pappagallo di Tenerive che come sente, così scrive...in un tam tam noioso di notizie copia-incolla, senza un minimo di giornalismo vero d'indagine anche sommaria, fino ad un massimo d'inchiesta giornalistica che ormai è impresa eroica di pochissimi emarginati  VERI E VALIDISSIMI professionisti dell'informazione, spesso sfruttati da free-lance d'assalto, mal pagati ed abbandonati in caso di controversie legali dai loro sfruttatori-datori di lavoro.



foto da http://www.ilmondo.it/top10/2012-09-26/cassazione-conferma-14-mesi-sallusti-ma-procura-sospende-pena_81136.shtml

Allora chiedo a Renato Farina: "come mai non hai rivelato la tua identità nel momento in cui scattò la denuncia per il fiducioso galantuomo Sallusti, tuo Direttore? Tu, uomo di Chiesa e presumibilmente "giusto tra i giusti", hai permesso che PAGASSE IL GIUSTO PER IL PECCATORE?". 

NO! Non si fa così il giornalismo; non si creano mostri da sbattere in prima pagina (come ad esempio il mostro inverosimile della Giudice Cecilia Carreri, che solo dopo il linciaggio mediatico e gli schiamazzi del pollaio giornalistico...Lorenzetto si è deciso ad interpellare per darle il diritto di difendersi da tutto il fango buttatole addosso; o come nel mio caso, quando, citata a s-proposito da  fu Maria Grazia Torri, intervistata proprio da Lorenzetto per il libro che insieme avevamo scritto su Cogne, dovetti chiedere il diritto di replica sull'articolo scritto: ma non era forse il caso di interpellarmi prima, visto che i rilievi medici che confutavano la colpevolezza della Franzoni erano miei?...). Mi dispiace immensamente per Sallusti e a lui va tutta la mia solidarietà. Lui non ha nessuna colpa se non quella di fidarsi dei suoi collaboratori e non ritenere necessaria alcuna supervisione, ma che ciò sia da monito a tutti gli operatori del sedicente giornalismo video o della carta stampata: VERIFICATE LE FONTI, prima di scrivere cazzate. La diffamazione va punita severamente eccome, ma se scriverete la verità oggettiva ed inconfutabile non avrete nulla da temere perché nessuno si sognerà di condannarvi. Sallusti, cui va tutta la mia solidarietà e stima ha pagato per la farina di un sacco che non era suo ma di Farina. E non era farina ma crusca. Amen

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